La Riviera del Brenta nella Storia

Il 17 aprile 1345, il Maggior Consiglio della Repubblica di Venezia abrogava la legge che fino ad allora aveva proibito ai cittadini della Serenissima l’acquisto di terreni in terraferma e così parte degli interessi del patriziato veneto si spostarono dal commercio all’entroterra. A partire dal XVI sec. i canali e i fiumi comodamente raggiungibili da Venezia, furono costeggiati da sontuose residenze estive.

Il Canal del Brenta, che collegava, insieme ad altri corsi, Venezia con Padova, era il canale alla moda, luogo di delizia e prolungamento ideale del Canal Grande di Venezia, dove fiorirono più di una settantina di lussuose ville. Grandi architetti, quali Palladio, Scamozzi, Frigimelica, crearono dimore estive per i patrizi veneziani che trascorrevano il loro periodo di “villeggiatura” in terraferma, in una vera e propria arcadia di dame e cavalieri che giocavano, cantavano, vivevano amori e narravano novelle.

Le rive da una e dall’altra parte di questo fiume sono tutte piene di palagi e le deliziose habitazioni de’ Nobili, e più opulenti cittadini, con Horti, Giardini, e ben popolati Villaggi, a segno tale, che chi naviga sopra di esso rassembra andare a diporto in mezzo ad una Città per il corso di 16 miglia che formano quasi un continuato Borgo, il quale unisce la Metropoli di quello Stato colla Città di Padova.
Vincenzo Coronelli

E’ di Giovanni Sagredo “L’Arcadia in Brenta” (1667), pubblicata con lo pseudonimo di Ginnesio Gavardo Vacalerio, una raccolta di novelle della seconda metà del Seicento, ambientata sulla Riviera del Brenta, uno dei più rinomati luoghi di villeggiatura d’epoca; otto giornate che una lieta brigata di nobili veneziani trascorre tra Ville, giardini, peschiere e luoghi ameni di quella dorata Arcadia.

Ed è qui che, non lontani dalla città, i patrizi più facoltosi trascorrevano le loro vacanze, partendo da Venezia con comode imbarcazioni di lusso chiamate Burchiello che risalivano il Canale Navigabile del Brenta; queste imbarcazioni erano spinte a forza di remi da S. Marco, attraverso la laguna veneta sino a Fusina, da dove venivano trainate da cavalli fino a Padova, lungo la Riviera del Brenta. La nobiltà veneziana trasferì anche sul Burchiello l’eleganza, la raffinatezza ed il lusso propri della città di Venezia.

Ed è nella Riviera del Brenta che anche Carlo Goldoni, a metà del ‘700,  ambienta la sua “Arcadia in Brenta”, opera buffa che racconta dei nobili e dei ricchi borghesi veneziani e delle loro smanie per la vacanza sulla terraferma. II Burchiello diventa quasi un piccolo palcoscenico sui quale si mescolano le più diverse classi sociali e Goldoni, gli dedica un poemetto.

Nel 1574 il naviglio del Brenta, da Venezia al Portello di Padova, fu percorso da un corteo di imbarcazioni che accompagnavano Enrico III, re di Francia, di ritorno dalla Polonia e il re rimase affascinato dalle bellezze e monumentalità del percorso e poi volle soggiornare a Villa Foscari La Malcontenta.

Giacomo Casanova racconta nella “Storia della mia vita” la sua esperienza sul Burchiello lungo la Riviera la Brenta nel 1734, in compagnia del Baffo, famoso poeta erotico veneziano.

Nel settembre del 1728, giunto a Venezia, anche Montesquieu sale sul Burchiello e viaggia lungo la Riviera:

“per la Brenta, un fiume trasformato in canale mediante quattro chiuse; così un solo cavallo tira una barca assai grande e si fanno venticinque miglia in otto ore. Lungo la Brenta si vedono belle dimore patrizie. Il Nobile Pisani ne ha iniziata una che sarà straordinariamente superba …”

Nel 1786, Goethe arriva a Padova, visita l’Orto Botanico e, poi, va a Venezia e così descrive il viaggio lungo la Riviera del Brenta:

“Soltanto poche parole sul viaggio da Padova a Venezia: la navigazione sul Brenta con il pubblico Burchiello, in compagnia di gente ben educata (perché gli italiani sono riguardosi fra loro), è comoda e piacevole. Le rive sono abbellite da giardini e da padiglioni, piccoli villaggi si affacciano alla sponda, costeggiata a tratti dall’animata strada maestra. Poiché il corso del fiume è regolato da chiuse, bisogna spesso fare delle piccole soste, di cui si può approfittare per dare un’occhiata al paese e per gustare i frutti che vengono offerti in abbondanza. Poi si risale sul battello e si continua la nostra via, attraverso un mondo vivace, tutto fertilità e animazione.”

Era il tempo della smania della villeggiatura durante la quale, come scrisse il Goldoni “tutti gode di un’immensa libertà, si teneva grosso gioco, tavola aperta, feste di ballo e spettacoli”.

Si usava, inoltre, nel tempo della villeggiatura, “andar per ville” e le allegre brigate si trascinavano da una villa all’altra, da una festa all’altra, tra fastosi ricevimenti e sontuosi banchetti che duravano anche una settimana.

Un fiume un tempo magnifico e glorioso nei sonetti degli abati cicisbei quando per la sua corrente scendevano i burchielli pieni di musiche e di piaceri
Gabriele D’Annunzio
Scena di carnevale, Giandomenico Tiepolo (1754-1755 ca.)

Sul finire del settecento, con la caduta della Repubblica di Venezia nel 1797 ad opera di Napoleone, i disagi della dolce vita veneziana si rifletterono sull’entroterra; molte Ville chiusero, scomparvero feste e banchetti e la dolce vita della Riviera del Brenta; e poiché diminuì il numero dei passeggeri e le corse, anche il servizio di linea di lusso del Burchiello infine cessò. Un lungo periodo di declino investì la Riviera del Brenta.

Negli anni ’50 con i primi movimenti turistici inizia un interesse alla riscoperta della Riviera. Dopo 150 anni, nel 1960, l’Ente Provinciale per il Turismo di Padova riscopre e ripropone nuovamente, come itinerario turistico, il servizio di linea del Burchiello, grazie ad una felice intuizione del suo direttore Francesco Zambon. Il nuovo servizio di linea del Burchiello fu inaugurato nel 1962 dall’allora Presidente della Repubblica Italiana, Antonio Segni e riprese con un notevole incremento dei passeggeri.

Le categorie economiche del turismo cominciarono ad investire in importanti premi e grandi eventi di rassegne gastronomiche. Memori dei grandi banchetti in villa, tramandati dalla storia, recuperarono e riproposero gran parte della prestigiosa capacità di preparazione delle specialità a base di pesce perduta nei tempi del declino. Le osterie un po’ alla volta diventarono trattorie e ristoranti, le Ville vennero in parte restaurate e sorsero nuove strutture ricettive; alcune dimore storiche furono aperte alle visite, altre si trasformarono in albergo, altre in luogo d’incontri e feste; il movimento turistico crebbe e così il mito della Riviera del Brenta.

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